1991
A Taranto, oltre i numerosi interventi di emergenza scaturiti soprattutto dalle canalizzazioni effettuate in sede stradale, uno scavo di maggior respiro, e con più interessanti prospettive ai fini della conservazione, è stato condotto fra i mesi di maggio e luglio all’interno di Villa Peripato (ex proprietà Beaumont), in concomitanza con i lavori di ristrutturazione e recupero avviati dal Comune.
La campagna di scavo è scaturita dal rinvenimento fortuito di strutture antiche (tavv. XIX,l-2 e XX) nell’area in cui è prevista la costruzione di un edificio destinato ad accogliere i nuovi uffici di direzione della Villa ed il Museo del Sottosuolo. L’interesse archeologico del sito, a dominio del Mar Piccolo, era già noto per il rinvenimento di materiale votivo fittile riferibile ad aree di culto.
Le ricerche condotte in questi ultimi mesi, malgrado manomissioni dovute a interventi recenti, hanno consentito l’individuazione di una serie di strutture attribuibili ad unità abitative già in uso in età ellenistica, con varie fasi di ristrutturazione inquadrabili fino ad età tardorepubblicana, con l’impiego di materiali di spoglio attinti anche da aree di necropoli. I setti murari, conservati quasi soltanto a livello di fondazione, sono realizzati per lo più a secco o con legante argilloso poco consistente. Fra il I sec. a.C. ed il I d.C., il settore più orientale dell’area indagata viene adibito a necropoli, con incinerazioni in casse litiche ed olle fittili.
Le istanze di conservazione e valorizzazione avanzate dalla Soprintendenza Archeologica sono state accolte dal Comune, e si è pertanto elaborata una variante che prevede la sistemazione dei resti antichi in un ambiente parzialmente interrato, fornito anche, pur nel rispetto di costi, volumetrie e destinazioni funzionali originarie, di spazi espositivi protetti in cui presentare i materiali provenienti dallo scavo ed altri comunque connessi con la storia del sito.
Non meno interessanti sono le prospettive di conoscenza aperte da recentissime segnalazioni riguardanti la fascia della Città Vecchia di Taranto prospiciente il Mar Piccolo, tali però da suscitare non lievi preoccupazioni sia presso il Comune sia presso le soprintendenze. Così come si era riscontrato in occasione dei rinvenimenti sotto palazzo Delli Ponti, anche in corrispondenza del CIVICO 254 di via di Mezzo un edificio ‘moderno’ in precarie condizioni statiche si sovrapponeva a strutture in gran parte scavate in un banco roccioso profondamente e diffusamente segnato da crolli e fessurazioni.
Si tratta di un ambiente ipogeo di forma quadrangolare (tav. XXI), con i lati lunghi oltre sei metri in cui si aprono otto nicchie di forma quadrata con prospetti e dimensioni diverse. Sul lato sud si apre inoltre un grande vano di forma irregolare, in gran parte colmato di terra, e vi si accosta un pilastro, forse con funzioni di puntello per la copertura scavata nel banco; il prospetto nord, invece, è dominato da una tompagnatura, che ha forse occupato lo spazio di due nicchie.
Un saggio di cantiere ubicato nell’angolo sud-ovest dell’ambiente principale ha rivelato, oltre ad una breve sequenza stratigrafica, dei tagli nel banco, solo dubitativamente interpretabili come segni di cava; un sondaggio effettuato verso occidente ha rivelato invece un deposito di oltre due metri di spessore.
A nord-ovest dell’ambiente ipogeo si nota il fronte del banco di roccia, la cui parte superiore, diritta, è rivestita da intonaco bianco con una fascia dipinta in rosso ed azzurro, di cronologia per ora imprecisabile. A nord-est vi sono altri ambienti costruiti, da riferire ad epoca genericamente medievale. L’area presa in esame è così interpretabile: l’ipogeo doveva avere un’apertura a nord, forse obliterata dai citati ambienti ‘medievali’, e sin dall’inizio non pare che abbia assolto a funzioni sepolcrali, potendosi piuttosto trattare di una piccola chiesa rupestre.
Scopo primario dell’indagine archeologica sarà quello di definire la cronologia del complesso, ma lo scavo potrà effettuarsi solo dopo che la situazione statica sarà stata posta sotto controllo.
GIUSEPPE ANDREASSI